Individualidades tendiendo a lo salvaje – Primer comunicado

Paquete explosivo al encargado de la División de Ingeniería en Nanotecnología, Universidad Politécnica del Valle de México

 comunicado de las Individualidades tendiendo a lo salvaje

Si piensas que soy pesimista, es que no has comprendido nada

La nanotecnología es una de las tantas ramas del Sistema de Dominación. Durante estos últimos años ha tenido avances significativos en países de América como Estados Unidos, Canadá, Brasil e incluido México, en donde se ha registrado un acumulamiento de capital nacional y extranjero para la creación de tecnología a nano escala.

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Luigi Galleani – Viva l’Anarchia!

Finché giù nelle mine, sui solchi, per le officine, su la soglia d’una chiesa, d’una caserma, d’un lupanare, a la lusinga d’un mezzano, per gli editi del re, sotto la ferula del padrone, ludibrio della ignoranza, della viltà, della fame, e si prostituisca un servo, ed il mondo civile non sia che l’ergastolo del lavoro e del diritto;

Finché tra i campi si erga una siepe, tra le patrie una frontiera, tra il lavoro ed il pane, la maledizione della bibbia, la sanzione dei codici, l’impunità dell’usura, della frode e della rapina, e tra gli uomini -nati dalla stessa doglia- stiano l’ineguaglianza, il livore, il fratricidio; ed il mondo non sia che un turpe mercato in cui le braccia ed i cuori, la fede e gli orgogli, la coscienza e la giustizia, si barattano oscenamente per una manciata di studi;

Finché ascensione costante inesorabile dalla coercizione alla libertà appaia la storia del progresso umano che di quella ha frugato e distrutto segni e termini, e di questa non soffre remora o barriera sì che le ha tutte superate od infrante;

Finché nessun pretenda – e nessuno osò fino ad oggi, né osa – che dopo di aver inabissato le sacerdotali autocrazie delle origini, gli imperi di diritto divino, che nell’evo medio, le monarchie nobiliari che fino alla Dichiarazione dei Diritti ne tennero il posto; dopo aver minato di acerbe differenze e di rivolte assidue il compromesso obliquo tra la dubbia grazia di dio e la frodata volontà della nazione, costringendo dai cieli in terra, dividendo tra le universalità dei cittadini, diritti e franchigie della sovranità, il progresso abbia trovato le sue colonne d’Ercole, l’ultima Tule nella spargevole oligarchia d’aguzzini e di ladri che ci sta sul collo e dovizia e potenza ed ozii ripaga d’inedia, di pedate, di scherni;

Finché parallela a cotesta evoluzione del principio d’autorità – che trasmigrando dai cieli in terra, dal creatore in ciascuna delle sue creature, investite della facoltà e della capacità, riconosciute di eleggersi i propri governanti, implica in ciascuna di esse la libertà e la capacità di governarsi da sé, e nell’estrema conseguenza la negazione dello Stato – una più profonda evoluzione s’accompagni e si acceleri per cui l’istituto della proprietà dalle sovrane onnipotenze, dalla sanità e dalla inviolabilità quiritarie, dal diritto d’usare, d’abusare di uomini e di cose, si è dovuto soggiogare a riserve, a doveri, a funzioni ogni giorno più varie e più vaste di assistenza di difesa, di guarentigia, di sicurezza sociale, preludendo all’era prossima in cui la terra e la macchina, come l’aria e la luce, saranno patrimonio comune ed indivisibile, strumento ed arma della libertà, della vita, del benessere, della gioia di tutti;

Finché sia ribellione alla tirannide, anelito di giustizia, sogno di fratellanza, spasimo di liberazione; finché sia verità generosa, accessibile, realtà del domani;

In faccia ai castrati che ne inorridiscono, ai farisei che l’abiurano, ai pasciuti che v’imprecano, ai tartufi che se ne rodono, ai poltroni che la tradiscono, ai manigoldi che la perseguitano, ora e sempre:

 

VIVA L’ANARCHIA!

 

Finché il sacrosanto diritto al pane alla conoscenza alla libertà alla pace che la la sapienza di dio, la magnanima virtù dei re, la sagacia dei parlamenti non hanno saputo costringere su l’umano destino, permane aspirazione legittima, compito irrecusabile del proletariato internazionale, e l’emancipazione dei lavoratori opera dei lavoratori stessi;

Finché scienza e religione, esperienza e storia grideranno su dall’abisso dei secoli che tra nubulose di fiamma cresimò il pianeta le origini ed i destini, che colla violenza soltanto per le zolle tenaci trova il germe le vie del sole e la gloria delle spighe; che non culmina senza doglie né sangue agli orgogli della vita nuova d’idillio d’amore; che stanno fatali gli uragani sanguinanti del “terrore” fra rinnovamento e restaurazione;

In faccia ai castrati che ne allibiscono, ai farisei che l’abiurano, ai pasciuti che v’imprecano, ai tartufi che se ne rodono, ai poltroni che la tradiscono, a manigoldi che l’inseguono, ora e sempre:

 

VIVA L’ANARCHIA!

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tratto da Luigi Galleani – Alcuni articoli da Cronaca Sovversiva, Edizioni dell’Archivio Famiglia Berneri, Pistoia, settembre 1984

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Charles Gallo – Citazioni dal processo per l’attentato alla Borsa di Parigi

Non avevo di mira i poveri commessi, tirai nel gruppo degli agenti di cambio e dei cambieri; ma se taluni commessi ebbero le loro ferite, inseguendomi, non me ne duole. Quando si nasce al di qua non si sta coll’animo, colla devozione, coll’accanimento dell’altra riva, non si ha diritto alla nostra solidarietà ed alla nostra pietà. Deve bastare ai mastini del capitale, sieno birri o gendarmi, soldati o lacchè, la pietà dei padroni.

Sarebbe desiderabile certo che la povera gente avesse coscienza del posto che occupa nella società e sapesse tenerlo, e non è colpa nostra quando assalendo il nemico secolare nelle sue trincee troviamo di povera gente guernito l’esercito dei suoi sgherri e difensori. Non è colpa nostra, noi siamo rimasti al nostro posto. Coltivar la pietà pei rinnegati, pei transfughi, pei traditori equivale ad organizzare il fallimento della rivoluzione.

fonte: Luigi Galleani – Faccia a faccia col nemico

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El fusilamiento de Severino Di Giovanni, por Roberto Arlt

El 1º de febrero de 1931 fue fusilado el anarquista expropiador de origen italiano Severino Di Giovanni, quien con asaltos y atentados, logró tener en jaque a la policía del país durante seis años. Tras despedirse de su familia, Di Giovanni fue ejecutado en el patio de la penitenciaría de la calle Las Heras ante varios testigos, entre los que se encontraba el escritor Roberto Arlt, quien en un artículo –transcripto a continuación- narró los últimos momentos de vida del anarquista.

Fuente: ARLT, Roberto, Obras completas, Buenos Aires, Omeba, 1981, en PIGNA, Felipe, Los Mitos de la Historia Argentina 3, Buenos Aires, Planeta, 2006.

El condenado camina como un pato. Los pies aherrojados con una barra de hierro a las esposas que amarran las manos. Atraviesa la franja de adoquinado rústico. Algunos espectadores se ríen. ¿Zoncera? ¿Nerviosidad? ¡Quién sabe! El reo se sienta reposadamente en el banquillo. Apoya la espalda y saca pecho. Mira arriba. Luego se inclina y parece, con las manos abandonadas entre las rodillas abiertas, un hombre que cuida el fuego mientras se calienta agua para tomar el mate. Permanece así cuatro segundos. Un suboficial le cruza una soga al pecho, para que cuando los proyectiles lo maten no ruede por tierra. Di Giovanni gira la cabeza de derecha a izquierda y se deja amarrar. Ha formado el blanco pelotón fusilero. El suboficial quiere vendar al condenado. Éste grita: “Venda no”.

Mira tiesamente a los ejecutores. Emana voluntad. Si sufre o no, es un secreto. Pero permanece así, tieso, orgulloso. Di Giovanni permanece recto, apoyada la espalda en el respaldar. Sobre su cabeza, en una franja de muralla gris, se mueven piernas de soldados. Saca pecho. ¿Será para recibir las balas?

Pelotón, firme. Apunten.

La voz del reo estalla metálica, vibrante:

¡Viva la anarquía!
— ¡Fuego!

Resplandor subitáneo. Un cuerpo recio se ha convertido en una doblada lámina de papel. Las balas rompen la soga. El cuerpo cae de cabeza y queda en el pasto verde con las manos tocando las rodillas. Fogonazo del tiro de gracia.

Las balas han escrito la última palabra en el cuerpo del reo. El rostro permanece sereno. Pálido. Los ojos entreabiertos. Un herrero martillea a los pies del cadáver. Quita los remaches del grillete y de la barra de hierro. Un médico lo observa. Certifica que el condenado ha muerto. Un señor, que ha venido de frac y con zapatos de baile, se retira con la galera en la coronilla. Parece que saliera del cabaret. Otro dice una mala palabra.

Veo cuatro muchachos pálidos como muertos y desfigurados que se muerden los labios; son: Gauna, de La Razón, Álvarez, de Última Hora, Enrique González Tuñón, de Crítica y Gómez de El Mundo. Yo estoy como borracho. Pienso en los que se reían. Pienso que a la entrada de la Penitenciaría debería ponerse un cartel que rezara:

Está prohibido reírse.
— Está prohibido concurrir con zapatos de baile”.

 

Fuente: www.elhistoriador.com.ar

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Comunicato della Federazione Anarchica Informale – Nucleo Rivoluzionario “Horst Fantazzini”

fonte: Il dito e la luna

6 marzo 2005 – Nella notte a Ostia, una pentola a pressione contenente diserbante è saltata in aria danneggiando in parte la facciata del tribunale e mandando in frantumi i vetri di alcune di alcune finestre dei palazzi circostanti. I quotidiani locali pubblicheranno in seguito la rivendicazione a firma “Federazione Anarchica Informale – Nucleo Rivoluzionario “Horst Fantazzini

Nella notte del 6 marzo noi della F.A.I. – N.R.F. abbiamo lasciato davanti l’ingresso principale del tribunale ordinario di Ostia un ordigno esplosivo composto da una pentola a pressione nascosta all’interno di un vaso di fiori. Abbiamo voluto colpire uno degli innumerevoli luoghi dove ogni giorno con cinica tranquillità la giustizia democratica elargisce anni e anni di galera per i non sottomessi. Rifiutando lo stato e le sue leggi non possiamo far altro che attaccarlo, infierendo con cinica tranquillità contro tutto ciò che lo tiene in vita. Con questa azione aderiamo alla campagna contro il carcere e i carcerieri lanciata dalla F.A.I. – C.A.S.I. Diamo piena solidarietà ai compagni arrestati nel processo Marini, ai quattro compagni arrestati per l’operazione Cervantes e agli anarchici arrestati a giugno in Germania

 

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Comunicato delle Cellule contro il Capitale Carcere i suoi Carcerieri e le sue celle

(parte della rivendicazione – tratta da Il dito e la Luna)

“Oggi, 17/6/2003 alle ore 4 abbiamo colpito l’Istituto Cervantes uno dei simboli del dominio spagnolo presenti nel territorio italiano. Con questa azione rilanciamo con forza le rivendicazioni dei prigionieri Fies che continuano a lottare con dignità. Riteniamo necessario che ogni individuo non addomesticato dal falso benessere offerto dalla democrazia, esprima con l’azione la propria rabbia al fianco di ogni sottomesso. Ricordiamo a coloro che frequentano questa struttura complici di ogni tortura perpetrata all’interno delle segrete dello stato spagnolo, che ora sono sufficientemente coscienti dell’enorme gravità della loro indifferenza, non hanno alibi, che si preparino ad accettarne le conseguenze (…) non riconosciamo in una singola azione una vittoria, continueremo a disturbare i vostri sogni, i vostri interessi economici, la vostra tranquillità basata sulla certezza di una falsa impunità. Non tarderete a sentire le conseguenze di una vostra colpevole indifferenza”.

 

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Azione Rivoluzionaria – ATTILIO DI NAPOLI


Note biografiche

– Attilio Di Napoli nasce a Milano, il 23 febbraio 1953

– ultimo nato di una famiglia numerosa, vive con il padre quando i genitori si separano

– studia ragioneria a Milano

– fa lavori precari di varia natura (ai mercati generali, etc.)

– milita in Azione Rivoluzionaria

– muore per lo scoppio accidentale di un ordigno che sta preparando, a Torino, il 4 agosto 1977, insieme a Aldo Marín Piñones

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dal “Corriere della Sera“, 06.08.77

“Attilio Alfedo Di Napoli, 19 anni, nato a Milano, studente del quarto anno di ragioneria, abitava con i genitori in una zona residenziale non lontana dalla Fiera Campionaria. Un giovane della media borghesia come tanti altri: capelli ricci, sguardo vivace, spigliato nei modi, apparentemente affatto impegnato politicamente.

Così lo ricorda una sua compagna di scuola: Era simpaticissimo, anche se un po’ dissociato, nel senso che sembrava molto solo. Durante i discorsi tra compagni, che però raramente toccavano argomenti politici, non si era mai espresso in modo tale da qualificarlo.

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fonte: Sguardi ritrovati – Progetto Memoria“, ed. Sensibili alle foglie, Roma 1995

 

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Azione Rivoluzionaria – ALDO MARÍN PIÑONES

Note biografiche

Aldo Marín Piñones nasce a Vallenar, in Cile, il 27 febbraio 1953

– lavora come operaio in una fabbrica cilena

– viene arrestato dalla polizia di Pinochet e conosce il carcere cileno

– quando esce si trasferisce a Cuba

– arriva in Italia, a Roma, nel marzo 1976, in possesso di un documento di identità per profughi

– lavora come autista

– si trasferisce a Torino, nell’ottobre 1976, dove lavora saltuariamente come manovale nei cantieri edili

– milita in Azione Rivoluzionaria

– muore per lo scoppio accidentale di un ordigno che stava preparando, a Torino, il 4 agosto 1977, insieme ad Attilio Di Napoli

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Testimonianze al Progetto memoria

Riccardo D’Este, Testimonianza al Progetto memoria, Torino 1995.

“Per un certo periodo ho convissuto con Rico, non nella clandestinità, ma nelle lotte sociali della seconda metà degli anni settanta. Avevamo deciso di chiamarlo “Perù” come soprannome perché non si voleva far capire che era un rifugiato cileno. Da giovanissimo era stato un dirigente socialista in Cile. Dopo l’avvento di Pinochet, la repressione, il carcere, era andato a Cuba: scuole di guerra, addestramento alle armi, insegnamento delle forme di guerriglia. Rico, come altri suoi compagni, inizialmente ne era entusiasta. L’ipotesi era di apprendere delle tecniche per poter poi iniziare una lotta armata contro il governo fascista, in Cile.

Però, l’ideologia autoritaria Castrista pose lui e altri due suoi compagni nella necessità di fuggire da quella sorta di scuola-quadri militari che vivevano a Cuba.

Scelsero l’Italia in quanto la ritenevano, in Europa, il laboratorio più avanzato per quella rivoluzione sociale che desideravano.

Tutti e tre trovarono la maggior convergenza con le tesi comuniste libertarie. Gli altri due finirono in carcere come militanti di Azione Rivoluzionaria.

Rico ne morì.

Se c’era un difetto che si può dire di “Perù”, è che era convinto di avere delle conoscenze militari che, effettivamente, esistevano, ma che in sostanza erano minori di quanto lui presumesse. Caricando e scaricando una pistola, una volta gli sfuggì un colpo che fortunatamente finì sul soffitto.

Era assai capace, ma talora, per lanciare il cuore oltre l’ostacolo, chiedeva da sé più di quanto era possibile.

Per questo è morto saltato insieme con la sua bomba, con Attilio Di Napoli, cognato di Cinieri. Un piccolo ma fatale errore.

“Perù” era un uomo allegrissimo, divertito e divertente. Quando vivevamo assieme faceva ottimamente da mangiare, non si limitava nel bere e sino all’alba si discuteva di passioni: Amori, rivoluzioni, Cile, Italia”.

fonte: Progetto memoria – Sguardi ritrovati, ed. Sensibili alle foglie, Roma 1995

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Comunicato di Narodnaja Volja / FAI

fonte: Bollettino speciale di Croce Nera Anarchica, luglio 2005

Abbiamo colpito alcuni ingranaggi della macchina delle espulsioni

Contro gli omicidi di Latifa Sdairi. Ibracheihk Fal e Mamadoudiagne

X l’immediata chiusura di tutti i cpt a partire da via Corelli

Nessuno si illuda che la nostra lotta si esaurisca in questa azione

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Comunicato della Federazione Anarchica Informale/Cellule armate per la solidarietà internazionale

fonte: Bollettino n. 8 della Croce Nera Anarchica, febbraio 2005

Non ci sono mezzi pacifici, legali per uscire da questa situazione.

Contro la forza fisica che ci sbarra il cammino c’è solo l’appello alla forza fisica,

solo alla rivoluzione violenta.

Errico Malatesta

Abbiamo attaccato alcuni tra i diretti responsabili della violenza e del terrore di Stato, gli esecutori materiali delle torture e dei soprusi che quotidianamente si consumano nelle carceri e nelle caserme nei confronti di chi si ribella e non subisce passivamente il dominio dello Stato e la repressione dei suoi servi in divisa. Ci auguriamo che questa azione sia incisiva tanto quanto comunicativa, in grado di vendicare ogni violenza subita e di terrorizzare coloro che con la violenza legittimano il loro potere.

In questo modo vogliamo proseguire la campagna rivoluzionaria contro il carcere iniziata con l’attacco al DAP nell’aprile scorso ed arricchitasi del contributo dei compagni di Solidarietà Internazionale.

Solidarietà ai prigionieri in lotta contro le torture, i moduli di isolamento e le brutalità del sistema carcerario.

Solidarietà agli anarchici colpiti dalla repressione in Italia, Spagna, Germania e in ogni parte del mondo.

Ai protagonisti delle varie operazioni repressive, magistrati, sbirraglia varia, ed altri loro collaboratori, diciamo: il vostro colpire nel mucchio non farà che accrescere la nostra rabbia, sempre pronta a esplodervi tra le mani in qualunque posto vi troviate. Non ci fermerete.

Viva la FAI Viva l’Anarchia

Federazione Anarchica Informale/Cellule armate per la solidarietà internazionale

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