Comunicato della FAI/Solidarietà Internazionale

fonte: bollettino n. 8 della Croce Nera Anarchica, febbraio 2005

Noi portiamo un nuovo mondo qui, nei nostri cuori.

Quel mondo sta crescendo in questo istante.

B. Durruti

 

Milano – Nella notte fra domenica e lunedì con due esplosioni abbiamo cercato di stanare la sbirraglia del lager di S. Vittore in solidarietà:

– con gli anarchici detenuti in Italia, Svizzera, Spagna e Germania

– con quanti lottano nei moduli FIES delle prigioni spagnole

– con quanti subiscono torture e violenze quotidiane nelle carceri

Con questo attacco vogliamo aderire alla campagna di lotta contro carceri e carcerieri lanciata dalle Cellule Armate per la Solidarietà Internazionale/FAI e rispondere alla chiamata alla solidarietà con i prigionieri anarchici in Italia e Germania. Non è nostra intenzione dilungarci qui sulla necessità di distruggere tutte le carceri, pilastri del sistema repressivo necessario a mantenere una società basata su autorità e sfruttamento. Esse assieme a sbirri, magistrati e soldati sono il baluardo fortificato dietro cui i potenti stanno asserragliati, qualsiasi sbrecciatura gli sfruttati creino in questi muri ne avvicina la demolizione. Il nostro rifiuto di quel coacervo di cemento e dolore che sono le galere non ammette mediazioni così come la nostra dinamite non fa distinzioni tra guardie più o meno buone, più o meno coscienti dell’infamia rappresentata dalla divisa che indossano. Noi colpiamo tra quell’ammasso di appendici umane ad un mazzo di chiavi e ad un paio di manette, come la repressione colpisce nel mucchio dei compagni anarchici. In riferimento all’operazione “Cervantes” che ci ha chiamato in causa, direttamente e confusamente, vogliamo fare un po’ di chiarezza. I magistrati elencano una lunghissima serie di attacchi contro il dominio avvenuti negli ultimi anni, alcuni rivendicati da differente gruppi, alcuni anonimi unificandoli come tutti riconducibili alla FAI, attribuendogli in tal modo d’ufficio un’appartenenza appetibile ai fini repressivi. A tali miseri figuri dalle capacità intellettive sostituite da un chiavistello l’invito a riprendere in mano la grammatica, indi ridare un’occhiata a quanto abbiamo scritto nel documento “lettera aperta al movimento anarchico e antiautoritario” in cui spiegavamo i motivi della nascita della FAI piuttosto che dar sfogo ai loro istinti forcaioli. Ai compagni e ai ribelli ancora una volta ribadiamo che le azioni della FAI sono solo quelle fatte da coloro che ne condividono il progetto e scelgono di firmarle anche come tali. La struttura minima che ci siamo dati assieme ad altri compagni non ha mire egemoniche, qualsiasi tensione accentratrice ed autoritaria è lontana dalla nostra etica anarchica. E’ uno strumento utile a moltiplicare i percorsi e l’intensità dell’attacco. Non è nostro interesse contribuire a creare un forte gruppo a cui, ammirati o intimoriti, si guardi a distanza; cerchiamo di intrecciare i fili della rivolta concorrendo a tenere aperta la possibilità della rivoluzione sociale.

LIBERTA’ PER TUTTI I RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI!!!

FUOCO ALLE CARCERI E AI CARCERIERI!!!

LA RIVOLTA E’ CONTAGIOSA E RIPRODUCIBILE!!!

N.B.: Invitiamo calorosamente, per evitare spiacevoli conseguenze, pompieri, personale medico e di pronto soccorso, curiosi e passanti, proprietari di auto troppo apprensivi, ecc., a tenersi alla larga da dove esplodono e/o si incendiano auto, moto, bici et similia, specie in prossimità degli edifici del dominio. Lasciate che siano solo le forze dell’ordine ad avvicinarsi, se proprio scoppiano dalla curiosità di vedere che succede.

FAI/Solidarietà Internazionale

1° cestino – Portavivande con polvere nera

2° cestino – Caffettiera con parte superiore segata ripiena di dinamite

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Émile Henry – Aforismi


“Le occasioni non ci fanno essere ciò che siamo,

ma mostrano chi siamo”

Mme de Langueville

 

Una volta il chiostro si apriva per le anime stanche o disgustate dagli spettacoli del mondo, oggi noi non abbiamo altro rifugio che negli ospedali o nelle carceri.

Cosa vogliono gli anarchici? L’autonomia dell’individuo, lo sviluppo della sua libera iniziativa che, soli, potranno assicurargli tutta la felicità possibile. Se l’anarchico ammette il comunismo come concezione sociale, è per sempre ragionamento, perché comprende che solo nella felicità di tutti, liberi ed autonomi come lui, troverà la sua stessa felicità.

Quando un uomo, nell’attuale società, diventa un ribelle cosciente delle proprie azioni -e così era Ravachol– è perché ha fatto nel suo cervello un lavoro di analisi doloroso le cui conclusioni sono imperative e non possono essere eluse se non per vigliaccheria. Lui solo tiene la bilancia, lui solo è giudice della ragione o del torto di odiare e di essere selvaggio, “perfino feroce”.

Giudico che gli atti di brutale rivolta siano giusti, perché svegliano la massa, la scuotono come una violenta frustata e le mostrano il lato vulnerabile della Borghesia ancora tutta tremante al momento in cui il Ribelle sale il patibolo.

Ognuno di noi ha una fisionomia e delle attitudini speciali che lo differenziano dai suoi compagni di lotta.

Così, non ci stupiamo di vedere i rivoluzionari tanto divisi nella direzione dei loro sforzi.

Ci si domanda quale sia la buona tattica: essa è ovunque proporzionale alla somma di energia che si apporta all’azione.

Ma non riconosciamo a nessuno il diritto di dire: “La nostra propaganda è l’unica buona; fuori di essa non vi è salvezza”. E’ un vecchio rimasuglio di autoritarismo nato dalla vera o falsa ragione che i libertari non debbono sopportare.

Fa ciò che credi sia meglio e fallo con amore.

A coloro che dicono: “L’odio non genera l’amore”, rispondete che è l’amore, vivo, che spesso genera l’odio.

L’odio che non si basa su una bassa invidia, ma su un sentimento generoso, è una passione sana e potentemente vitale.

Più amiamo il nostro sogno di libertà, di forza e di bellezza, e più dobbiamo odiare ciò che si oppone all’avvenire.

Nella storia del progresso umano vi è un solo partito, è il partito del movimento.

I socialisti non vogliono capire che la libertà dell’individuo è necessaria alla vera libertà del popolo.

Nella dedica del suo libro De l’autre rive, Alexandre Herzen precisa un atteggiamento veramente rivoluzionario ed efficace quando dice: “Noi non costruiamo, noi demoliamo; noi non annunciamo nuove rivelazioni, noi distruggiamo le vecchie menzogne”. Questo libro di Herzen è pieno di sprazzi e di rivelazioni, ma non vi mancano nemmeno le osservazioni mordenti: è un buon libro per il carcere; è lontano dalla strada ma ne è come un eco: “I Francesi non possono liberarsi dall’idea dell’organizzazione monarchica; essi hanno la passione della polizia e dell’autorità; ogni Francese è nel suo animo un commissario di polizia; egli ama l’allineamento e la disciplina; tutto ciò che è indipendente, individuale, lo irrita; egli comprende l’uguaglianza solamente come livellamento e si sottomette volentieri all’arbitrio della polizia purché tutti vi si sottomettano. Mettete un grado sul cappello di un Francese, diventa un oppressore, comincia ad opprimere chiunque non porti questo grado; egli esige il rispetto nei confronti dell’autorità.”

Vi è un diritto che supera tutti gli altri, è il diritto all’insurrezione.

L’uomo libero è colui agli occhi del quale i filosofi sono superstiziosi, ed i rivoluzionari, conservatori.

I liberali sono in politica della stessa odiosa razza dei protestanti.

La società moderna è come una vecchia nave che affonderà nella tempesta, per non aver voluto liberarsi del suo carico accumulato durante il viaggio nel corso dei secoli; vi sono delle cose preziose, ma che pesano troppo.

Tutti i partiti politici si sono sciupati, ecco perché noi appariamo.

L’operaio che si ubriaca almeno una volta alla settimana non fa cosa diversa di colui che cerca illusioni. Se fossi filosofo scriverei delle pagine sulla necessità di ubriacarsi per addormentare quella volontà di cambiare che fa soffrire.

Quanti esseri hanno attraversato la vita senza mai svegliarsi! E quanti altri si sono accorti che stavano vivendo solo per il monotono tic-tac degli orologi!

Tra la beatitudine dell’incoscienza e l’infelicità di sapere, io ho scelto.

Sinora i popoli hanno compreso la fratellanza solo come hanno fatto Caino ed Abele.

Che dire di questi rivoluzionari che sono solo vili ragionatori e che meditano quando occorre colpire? La sfera delle idee generali ha preso per essi il posto del mondo della contemplazione.

C’è un’asserzione di Proudhon che, al suo tempo, è stata ritenuta immorale e che oggi sarebbe immorale. Cioè che la Repubblica è fatta per gli uomini e non gli individui per la Repubblica.

L’uomo ha bisogno talvolta di credere alla potenza della sua volontà; allora entra nella lotta.

Tra gli economi di se stessi ed i prodighi di se stessi, credo che i prodighi siano i migliori calcolatori.

Più amiamo la libertà e l’uguaglianza, più dobbiamo odiare tutto quanto si oppone alla libertà e all’uguaglianza degli uomini.

E senza perderci nel misticismo, poniamo il problema sul terreno della realtà, e diciamo: E’ vero che gli uomini sono solo il prodotto delle istituzioni; ma queste istituzioni sono cose astratte che esistono solo in quanto vi sono uomini in carne ed ossa per rappresentarle. C’è quindi un solo mezzo di colpire le istituzioni: colpire gli uomini.

Una volontà che va fino al suicidio può generare atti di abnegazione definitivi e senza speranza.

Uno dei primi insegnamenti dell’anarchia è questo: “Sviluppa la tua vita in tutte le direzioni, opponi alla fittizia ricchezza dei capitalisti, la ricchezza reale degli individui possessori di intelligenza ed energia”.

Amo tutti gli uomini nella loro umanità e per ciò che essi dovrebbero essere, ma li disprezzo per quello che sono.

Inoltre ho ben il diritto di uscire dal teatro quando la commedia mi diventa odiosa ed anche sbattere la porta uscendo, col rischio di turbare la tranquillità di coloro che ne sono soddisfatti.

 

(Grande Roquette, maggio 1894) *

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* Questi “aforismi postumi” sono stati pubblicati la prima volta da Le Libertaire (n. 28, 23-29 maggio 1896). Sono poi apparsi nel n. 7 dei Documents d’histoire (febbraio 1907) che Fortuné Henry pubblicava a Aiglemont (Ardenne).

 

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Documento-incontro Federazione Anarchica Informale a 4 anni dalla nascita


QUATTRO ANNI…DICEMBRE 2006

– 4 anni sono passati dalla “Lettera aperta al movimento anarchico e antiautoritario” e della nascita della Federazione Anarchica Informale (Dicembre 2003).

– 4 anni dai pacchi regalo all’Unione Europea e a Prodi…e…a posteriori…sorge il rimpianto di aver avuto troppi scrupoli nel rovinare la giornata a qualche “innocente” segretaria…se al posto del clorato avessimo usato la dinamite…

– 4 anni sono passati, ed in questi 4 anni 6 gruppi si sono uniti alla “nostra” proposta iniziale: FAI/Cellule Armate per la Solidarietà Internazionale, FAI/Cellule Metropolitane, FAI/Nucleo Rivoluzionario Horst Fantazzini, FAI/Narodna Volja, FAI/Rivolta Tremenda, FAI/Rivolta Animale.

– 4 anni sono passati, dove abbiamo sperimentato sulla nostra pelle il piacere di veder concretizzarsi e “autocostruirsi” un reale progetto di organizzazione informale insurrezionale.

– In questi 4 anni abbiamo portato a termine 7 campagne rivoluzionarie.

– In questi 4 anni abbiamo portato a termine almeno 30 attacchi tra esplosivi e incendiari a cose e/o persone…senza discriminare gli uni o gli altri, alcuni mirati all’eliminazione di una manciata di manovali della repressione:

COME E’ COMINCIATA
– Ottobre 1999: Pacchi bomba all’Ambasciata e Camera di Commercio Greca di Madrid, bomba ad una filiale della City Bank di Barcellona in Spagna. Bomba all’ufficio del Turismo Greco e pacco bomba alla caserma dei carabinieri del quartiere Musocco a Milano. Tutte le azioni sono realizzate da
Solidarietà Internazionale in appoggio dell’anarchico greco Maziotis che era stato arrestato per alcune azioni realizzate ad Atene.

– 25 Aprile 2000 Pacco bomba ad un giornalista della Razon di Madrid in solidarietà con i detenuti del FIES.

– 25 Giugno 2000 Ordigno incendiario nella chiesa di Sant’Ambrogio a Milano, depositato da Solidarietà Internazionale per i detenuti FIES.

– 7 Giugno 2000 Due bombe al tribunale di Valencia in Spagna, sempre Solidarietà Internazionale in appoggio alla lotta del detenuti FIES.

– 18 Dicembre 2000 Dinamite sul Duomo di Milano. Azione di Solidarietà Internazionale per la lotta contro il regime di detenzione FIES.

– Luglio 2001 Pacchi bomba e incendiari ai Carabinieri (1 ferito), alla Prefettura a Genova, alla redazione del TG 4 e al Leoncavallo (pacco pieno di merda di cane) a Milano, alla Benetton a Ponzano Veneto e al sindacato dei secondini di Barcellona. A Bologna viene lasciata una bicicletta bomba per gli agenti di polizia. Tutte le azioni sono realizzate dalla Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente spettacolare) contro il vertice del G8 che stava per tenersi a Genova.

– 25 Febbraio 2002 Motorino bomba nei pressi del Ministero dell’Interno a Roma, a colpire è la Brigata 2° Luglio per ricordare degnamente l’uccisione di Carlo Giuliani e di un ragazzo rom ucciso ad un posto di blocco.

– 10 Dicembre 2002 Due bombe esplodono nei pressi della Questura di Genova, è la Brigata 20 Luglio sempre in memoria di Carlo Giuliani e contro la violenza delle forze dell’ordine.

– Dicembre 2002 Vengono spediti cinque pacchi bomba a sedi dell’Iberia, alla redazione de El Pais, alla Rai a Roma e al TG 5 a Milano per sostenere la lotta dei prigionieri FIES. L’azione è realizzata dalle Cellule Contro il Capitale, il Carcere, i suoi Carcerieri e le sue Celle.

– 17 Giugno 2003 Bomba contro l’Istituto Cervantes di Roma, attacco realizzato dalle Cellule Conto il Capitale, il Carcere, i suoi Carcerieri e le sue Celle in solidarietà con la lotta contro il FIES.

– 8 Ottobre 2003 Bomba contro la sede Iberia a Roma, a colpire sono le Cellule Armate per la Solidarietà Internazionale sempre in appoggio alla lotta contro il FIES.

NASCE LA FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE
– 21 Dicembre 2003 Due bombe esplodono nei pressi della casa di Bologna di Prodi allora presidente dell’Unione Europea. Dopo pochi giorni il maiale riceve anche un pacca incendiario. Nei giorni seguenti vari pacchi bomba raggiungono diverse istituzioni europee: Banca Centrale Europea, Europol, Eurojust, ufficio al capogruppo del Partito Popolare Europeo, ufficio di un membro del Partito Socialista Europeo. Tutte le azioni, che segnano la nascita della
FAI, sono indirizzate contro l’Unione Europea.

– 30 Marzo 2004 Due bombe contro il commissariato Sturla di Genova, azione realizzata dalla FAI/Brigata 20 Luglio.

– 02 Aprile 2004 Due pacchi bomba vengono spediti a dirigenti del DAP dalla FAI/Cellule Armate per la Solidarietà Internazionale.

– 8 Novembre 2004 Bomba contro una sede Manpower di Milano, azione realizzata dalla FAI/Cellule Metropolitane.

– 10/11 Dicembre 2004 Pacchi bomba alla sede del SAPPE e all’Associazione Nazionale Carabinieri di Roma inviati dalla FAI/Cellule Armate per la Solidarietà Internazionale.

– 2004 Azione esplosiva contro un allevamento di animali da pelliccia in provincia di Cremona realizzata dalla FAI/Rivolta Animale.

– 3 Marzo 2005 Attacchi con esplosivo alle caserme dei Carabinieri di Pra e Voltri a Genova e presso la caserma di via Monti a Milano, minacce al Festival di Sanremo. L’azione viene realizzata dalla FAI/Brigata 2° Luglio e dalla FAI/Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente spettacolare) in ricordo di Marcello Lonzi ucciso dai secondini e contro il carcere.

– 6 Marzo 2005 Bomba contro il Tribunale di Ostia a Roma, l’azione è realizzata dalla FAI/Nucleo Rivoluzionario Horst Fantazzini.

– Maggio 2005 Tre pacchi bomba inviati dalla FAI/Narodna Volja al gestore del CPT di Modena, alla Questura di Lecce e ai Vigili Urbani di Torino campagna di solidarietà alle lotte dei migranti.

– Ottobre 2005 Due bombe contro la sede dei RIS di Parma e pacco bomba a Cofferati sindaco di Bologna. Azioni realizzate dalla FAI/Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente spettacolare).

– 2 Giugno 2006 Due bombe contro la scuola allievi Carabinieri di Fossano, azione realizzata dalla FAI/Rivolta Anonima e Tremenda.

– Luglio 2006 Tre pacchi bomba inviati dalla FAI/Rivolta Anonima e Tremenda a Beppe Fossati direttore di Torino Cronaca, alla ditta Coema che lavora al raddoppio del CPT di Torino e a Chiamparino sindaco di Torino.

– In questi 4 anni, nonostante le mancanze tecniche e di comunicazione, abbiamo comunque fatto filtrare attraverso le maglie medianiche un messaggio chiaro: chi sono e cosa combattono gli anarchici; aumentando realmente le possibilità di comunicazione in fasce sociali che ci sarebbero diversamente precluse, perché difficilmente avvicinabili.

– In questi 4 anni nessun gruppo è stato individuato e distrutto dal nemico.

– In questi anni non siamo cresciuti come avevamo messo in conto, nè siamo riusciti, a parer nostro…e speriamo di essere presto smentiti, ad aprire una breccia consistente tra i nuovi arrivati all’idea anarchica, ammorbate sul nascere tra vecchie organizzazioni di sintesi che di organizzativo hanno mantenuto solo la struttura e nuovi incendiari a parole, che spaventano solo per la retorica rivoluzionaria paternalista con gli “ultimi” e di fatto indolore per i “primi”…

– In questi anni non siamo riusciti a far uscire fuori dai confini del movimento di lingua italiana il nostro progetto organizzativo.

Queste alcune considerazioni, da qui partiamo per migliorare ed aprirci nuove strade…chi vivrà vedrà!

Natale 2006, Paperopoli casa di paperino.
Partecipano COOPERATIVA ARTIGIANA FUOCO E AFFINI, BRIGATA 20 LUGLIO, CELLULE CONTRO IL CAPITALE, IL CARCERE, I SUOI CARCERIERI E LE SUE CELLE, SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE

Alcuni compagni che fanno parte dei gruppi fondatori della FAI Federazione Anarchica Informale, hanno deciso di incontrarsi per approfondire alcune considerazioni emerse all’interno dei gruppi. Tutti assieme hanno scelto di rendere pubblica la loro discussione, facendo circolare il più possibile la trascrizione dell’incontro. La trascrizione, a parte alcune omissioni dovute ad ovvi motivi di sicurezza, rispecchia esattamente il tono colloquiale e diretto dell’incontro, la scelta di rifiutare burocrazia e formalismi, come nella parte restante della nostra vita….

QUI – L’idea di Pippo di registrare e sbobinare l’assemblea mi piace, piace anche a Quo e Qua, per noi ne vale la pena anche se rischiamo di essere scoperti (fischi corna e scongiuri…) basta che Pippo, visto che si è offerto volontario (risa) si preoccupi di togliere tutte le chiacchiere di troppo, e di distruggere subito la registrazione.

PIPPO- Si certo la mia idea iniziale era di tirare fuori alcune questioni che noi non riusciamo mi a esprimere nel modo giusto, insomma, le cose fondamentali, quelle che ci fanno girare i coglioni quando le sentiamo dire o le leggiamo da qualche parte… Si, tipo far vedere a sto cazzo di movimento che non siamo fantasmi venuti dal nulla (risate…“ma che ti sei visto!?”…) vabbè a parte gli scherzi che prima di fare un’azione ci pensiamo mille volte e cerchiamo di lasciare al caso il meno possibile…Altro che indiscriminate…sono azioni talmente controllate che non siamo riusciti ancora a fare quello che ci piacerebbe…(risate). Poi non c’è niente di oscuro e clandestino nel nostro modo di vivere, la maggior parte di noi, sto parlando di quelli che conosco, dei gruppi fondatori viene dal movimento ci vive, conosce questa realtà, a volte pure facendo parte di situazioni, lasciamelo dire di merda, non so come fai…

PAPERINO- …lasciamo perdere, è una lunga storia…

PIPPO- A parte le frecciate a Paperino, mi spiego meglio mi capita troppo spesso di leggere o sentire commenti e dubbi orrendi su di noi e su quello che facciamo. La roba del tipo “provocatori” o “servizi segreti” per intenderci, oltre alla visione miope e opportunistica di quello che facciamo e diciamo. Così trascrivendo questo incontro, magari risultano più chiare alcune nostre dinamiche interne, i ragionamenti, i nostri rapporti…Questo anche per i compagni dei gruppi che non conosciamo.

NONNA PAPERA- Io ho ancora dei dubbi sul trascrivere questo incontro, non sarebbe meglio un’autointervista: ogni gruppo risponde a domande precise da tutti. Almeno evitiamo di fare una trascrizione che sarebbe falsata sicuramente per motivi di sicurezza.

PAPERINA- No, l’assemblea riportata su carta è più spontanea, chiarisce meglio la nostra realtà. Facciamo un giro di correzioni, passando ai diversi gruppi, così in un paio di settimane abbiamo lo scritto pronto per essere spedito. Paperino ed io ci occuperemo della stampa e della spedizione abbiamo un PC nuovo, pronto da rottamare (risate) però dovremo dividerci le spese di spedizioni, perché c’è molto da fare…

QUI- Vediamo i punti da toccare in quest’assemblea, è importante scegliere cosa socializzare, anche in forma frammentaria, potrebbe aiutare noi a farci capire meglio in generale, e poi io ho una voglia incredibile di comunicare con i gruppi che ci hanno seguito nella FAI, magari con un diffusione capillare riusciamo a raggiungerli e loro potrebbero comunicare con lo stesso metodo.

ARCHIMEDE- Una cosa bella per me di quest’esperienza è la sperimentazione, il mettere in pratica cose di cui prima parlavo solamente, unire pensiero e azione, evitare quel dualismo schizofrenico tra ciò che si dice e ciò che si fa. Per non parlare poi di una schizofrenia, un’alienazione più profonda: non poter parlare chiaramente con i compagni che ci sono attorno e che non sono dei nostri gruppi, non poter dire fino in fondo come la si pensa se no si rischia di esporsi e far rischiare i compagni. Insomma questa prudenza continua, quando a volte vorrei urlare in faccia alle persone le mie ragioni, questa cautela mi dilania.

QUA- Beh, anch’io provo cose simili ma ne soffro di meno…comunque, tornando al documento, come abbiamo intenzione di spedirlo? La stampa anarchica scarseggia, quella disposta a pubblicare testi che gli spediscono è poca e non è neppure giusto trasformare i compagni in bersagli della repressione, come spesso accade. Poi ci sono quelli che appena arriva qualcosa svengono e corrono dagli sbirri…Internet per noi, che con l’informatica siamo a zero, è un problema. Poi, dopo che hanno perquisito il server di indymedia per la rivendicazione delle bombe all’Unione Europea, sarà difficile che qualcuno si prenda la responsabilità di pubblicare nostri scritti…

PAPERINA- …E la libera informazione democratica, internet per tutti? (risate)

QUA- A parte le battute per me la comunicazione e la censura, quindi…sono problemi fondamentali… Una delle critiche più valide che ci è stata fatta riguarda proprio i veicoli per comunicare e la possibilità che i nostri comunicati siano falsificati dal potere, cioè che vista la nostra informalità e la volontaria non comunicazione diretta tra i nuovi gruppi, potrebbero creare falle e annientarci a livello comunicativo con false azioni e rivendicazioni.

PAPERINA- Per me non esiste un problema simile, in questi tempi è fantapolitica. Cioè o cercano di censurare, cioè cercano di non far pubblicare sui quotidiani le rivendicazioni che arrivano (e anche questo è difficile con i giornalisti che si buttano su qualsiasi notizia un po’ succosa) oppure la comunicazione riusciamo a farla filtrare da qualche parte tra le maglie del sistema.

QUI- Condivido parte di quello che ha detto Qua: comunicare bene è fondamentale. Le potenzialità di alcune azioni è stata limitate proprio dalla mancata diffusioni di gruppi nuovi o avvenute in provincia (risate). No, non ridete a volte a livello locale è più facile censurare prima di far finire nel gran circuito nazionale della comunicazione. Anche se non c’è una regola precisa, noi abbiamo sbagliato all’inizio dando poco peso alla comunicazione; sottovalutando in maniera superficiale il momento di gestire la rivendicazione abbiamo dimezzato l’effetto della nostra “moto bomba” al Ministero degli Interni. Bisogna inventarsi qualcosa di nuovo, forzare sulla spettacolarizzazione della azioni per far si che sia impossibile che i mass media censurino, inoltre dovremmo imparare ad usare meglio i mezzi informatici. Certamente vista la stupidità degli investigatori non possiamo delegare la diffusione delle nostre idee alla sola stampa di movimento. Per quanto riguarda eventuali rischi di provocazioni portate avanti usando la nostra sigla, sta a noi con la chiarezza delle azioni di avere la capacità di scoraggiare o rendere inefficaci le provocazioni, per il momento comunque questo problema non si è verificato.

PIPPO- Si la solita menata degli infiltrati e delle provocazioni…Tutte le cazzate che devo sentir, non solo dai nostri omini (risate “guarda che si offendono”) ma pure da persone che, almeno in teoria, certi meccanismi dovrebbero capirli…Che i moderati piangano (risate) per me è normale, è sempre stato così…non ho capito però perché si scaldano tanto certi pensatori (“che vuoi dire?”) ma si pensatori dal cervello piccolo, senza pensieri dentro, solo un paio di concetti base tipo “Gli anarchici non fanno…” per loro l’unica cosa che gli anarchici possono farsi, sono le seghe…(risate…) Comunque mi è bruciato molto vedere forme di dissociazione, di rifiuto della lotta da parte di compagni che a parole si dicono radicali. Da quando abbiamo iniziato a muoverci, e da quando si è alzato il livello della repressione si sono verificati fenomeni strani, anche il termine “insurrezionalismo” che una volta usavano un po’ tutti, è diventato tabù se ne impadronita la stampa…

PAPERINO- Non possiamo pretendere che tutti condividano le nostre azioni, non mi interessa questo…l’importante è che non ci infamino con certe accuse, che non ci sia malafede negli attacchi critici.

PAPERINA- Sta attento a come usi il termine “infami” io lo uso solo per chi fa arrestare i compagni, non per le differenze di idee…

PIPPO- Ma se le differenze di idee vengono usate per additare persone?

PAPERINA- Per me non è ancora successo, se dovesse accadere sapremo come comportarci. Piuttosto per me è strano dire “non possiamo pretendere che tutti condividano le nostre azioni”, le azioni non le faccio per il mio piacere personale ma perché credo sia una lotta giusta, quindi vorrei che la maggior parte di compagni fossero d’accordo e le facessero propria, se no vivremo in un movimento di spettatori…

PAPERINO …Noi di Solidarietà Internazionale abbiamo sempre avuto come priorità il comunicare attraverso l’azione, propagandare con i fatti le nostre idee. Abbiamo scelto di amplificare lotte intermedie come quella sul FIES in Spagna, di solidarizzare con gli anarchici arrestati in Grecia e altrove. Spesso sia io e lei (Paperina) che gli altri compagni del nostro gruppo, ci siamo chiesti se quello che abbiamo fatto influisse positivamente sulle lotte portate avanti dai compagni, dai detenuti… Siamo arrivati tutti alla stessa conclusione: che un’azione concreta d’attacco vale sempre, dà sempre i suoi frutti anche se tecnicamente fallita… Non è solo importante far danni ma far passare il messaggio. Purtroppo alcuni nostri fallimenti tecnici, è chiaro che non siamo specialisti ma abbiamo lavorato con fatica per crearci i mezzi, hanno vanificato l’incisività di certe azioni che potrebbero essere stata mille volte maggiore. Voi in seguito siete stati tecnicamente migliori.

ARCHIMEDE PITAGORICO- Se non si hanno nozioni tecniche di base è sempre difficile e richiuso. A proposito alla fine dell’incontro vorrei socializzare con voi alcuni meccanismi…per me è importante parlare di questo e dimostrare che la facilità di reperimento dei materiali e la riproducibilità dei mezzi sono un dato di fatto.

QUO- Prima di addentrarci in questo, vorrei parlare ancora un po’ più di “teoria”, visto che quello che diciamo verrà diffuso mi interessa continuare a ribadire il motivo per cui continuiamo la propaganda armata un mezzo ancora utile per diffondere le idee anarchiche nell’occidente semi-pacificato del XXI secolo. Noi questo continuiamo a sostenerlo praticamente nelle azioni che portiamo a termine, voglio continuare a spiegare l’attualità e la giustezza anche in teoria. Per me troppi compagni, spaventati dal movimento che in questi anni si è ridotto e fermato, continuano (se posso dire così) a ripetersi il mantra del sociale, dell’accompagnare le -poche- lotte che sorgono spontanee senza fare mai il passo più lungo della gamba, appiattendosi su piattaforme di lotta spesso risibili. Non è che ho paura si sporcarmi le mani, ma non credo che sia utile alla progettualità rivoluzionari moderare il mio linguaggio o le mie azioni, bisogna avere l’onestà di dire e far vedere praticamente quello per cui lottiamo, saranno poi i singoli individui a decidere se stare dalla parte del potere o provare a lottare per una vita libera e degna di essere vissuta. Certo che questo da solo non fa la rivoluzione ma serve a gettare il seme di un modo vero e reale di combattere l’esistente, qualcosa per cui valga la pena di lottare.

PIPPO- Il nostro compito dev’essere, o almeno dobbiamo provarci, a buttare continuamente benzina sui piccoli fuochi di rivolta che si accendono qua e là. Visto che verrà trascritto tutto permettetemi di citarvi…(“permettiamo”risate) ora la vado a prendere… “Un pacco bomba ad un carabiniere e ad un pennivendolo asservito al potere o una bomba che provoca una semplice sbrecciatura nel muro di un carcere sono fondamentalmente utili, in un attivo evidenziano la vulnerabilità del dominio indicano chiaramente i nemici e la varietà dei mezzi per combatterli e soprattutto lasciano tutti liberi di valutare la possibilità di intervenire direttamente contro ciò che opprime!” (“AMEN” rumore di piatti, casino)

PAPERINO- Purtroppo in giro c’è ancora chi pensa che il conflitto sociale lo si possa innescare con la carta stampata, con proclami più o meno incendiari o peggio ancora facendo assistenzialismo, entrismo assistenzialista…si finirà per entrare nelle associazioni cattoliche…(risate). Non credo che la rivoluzione la faccia l’avanguardia armata e non è neanche auspicabile (“ma dov’è quest’avanguardia?” risate), ma non vi rendete conto a che livelli preteschi si è arrivati con la cosi detta lotta nel sociale.

ARCHIMEDE PITAGORICO- Vorrei ricollegarmi a quello detto da Pippo con alcune…precisazioni tecniche (risate). Eh si lo so è un vizio! Anche a me ha dato fastidio sentire critiche, soprattutto da certi ambienti dell’anarchismo che non sono certo alieni all’utilizzo dell’azione violenta in certi casi (almeno in teoria…risate), anche se mi sembrano un po’ ignorantelli o superficiali a sentire le critiche. Come fanno a pensare tutte le volte che arriva un pacco bomba all’incolumità del postino o della segretaria? Prima di tutto avranno ben visto che come molti di noi continuano a ripetere, nessun innocente si è mai fatto male, anzi a forza di mettere in atto cautele tecniche (tempi, luoghi, modalità e dosi di confezionamento) purtroppo la stiamo facendo scampare anche ai colpevoli… Come se un pacco che si incendia e non scoppia, sia un capriccio del caso e non la scelta di evitare di far male alla segretaria. Naturalmente speriamo lo spavento corso le faccia aprire gli occhi, una volta dissipato il fumo (risate) sull’istituzione per cui lavora, e le invogli magari a cambiare mestiere.

QUA- A me fanno imbestialire quelli che sminuiscono con falsa superiorità le azioni, prendendo magari per buone le cazzate dei giornali. Non li sfiora l’idea che se si nascondono due ordigni nei cassonetti dell’immondizia fuori da un carcere od una caserma e li si fanno esplodere a diversi minuti di distanza l’uno dall’altro non è per fare dispetto alla nettezza urbana ma per stanare e colpire qualche servo dello stato. Ci tengo a ripetere che se tali azioni sono fallite è da imputare solamente agli scrupoli eccessivi per non rischiare di coinvolgere passanti.

PAPERINA- Poi dobbiamo fare capire che anche quando un’azione fallisce rispetto al suo obbiettivo primario, crea comunque al potere numerosi danni economici e non solo. Ogni volta che ci avviciniamo a loro e gli depositiamo qualcosa sotto il culo li mettiamo comunque in pericolo e ridicolizziamo l’enorme apparato repressivo e di controllo che vantano di avere, per esempio le due bome a pochi metri dagli uffici dei RIS di Parma non devono essere stati uno scherzo per loro, peccato che la seconda non ha funzionato. (“sfiga” risa), queste azioni costringono il potere ad aumentare le misure di sicurezza…che tanto qualche nuovo ribelle riuscirà a superare.

NONNA PAPERA- Questo vale anche per un pacco inesploso: costringe gli aguzzini a vivere nella paura o sotto scorta e rende evidente a tutti l’infamità della loro attività. Un altro esempio è quello di Giovanardi, che vive sotto scorta da quando ha ricevuto dai nostri compagni della Narodnaja Volja/FAI un bel pacco regalo al CPT di Modena.

PIPPO- A proposito, a me piace la campagna contro il CPT di Torino, porta avanti dalla FAI/RAT, questi compagni hanno recepito bene la strategia che abbiamo utilizzato in questi anni, e cioè quella di portare avanti una lotta intermedia su contenuti rivoluzionari attraverso la radicalità dell’azione.

PAPERINA- Io invece devo dire che sono un po’ delusa dai risultati ottenuti sino ad ora: l’influenza sul movimento anarchico c’è stata, ma relativa, vedo uno stato letargico un po’ dappertutto non solo tra gli anarchici. Quando anni fa, con Paperino e pochi altri abbiamo fondato Solidarietà Internazionale, cercando di relazionarci abbiamo corso molti rischi, io mi aspettavo una crescita numerica maggiore, ho visto invece all’interno del movimento molti vecchi compagni rimanere al palo, immischiarsi in derive istituzionali o chimerici bagni nel sociale. Sarà banale ma la penso così!

ARCHIMEDE PITAGORICO- I numeri secondo me non contano, quando si parla di incidere nel sociale, di fronte a milioni di persone essere un movimento di 300 o 3000 non cambia, quello che conta è la qualità delle azioni che vengono fatte.

PAPERINO- Per me la qualità delle azioni è proporzionale al numero dei compagni coinvolti…da solo si fanno delle belle cose ma poi si finisce a dare cornate ai muri come tori infuriati, ci si fa più male che altro. Bisogna ampliare il coinvolgimento di compagni, è linfa vitale in questo momento.

PAPERINA- Ora si incazzeranno in molti! Anche all’interno del mio gruppo. Per me bisogna abbassare e diversificare il livello delle azioni, ora stiamo tutti rincorrendo l’obbiettivo di far fuori un servo dello stato…è giusto ma se ci limitiamo a questo degli anarchici, che non sono tra noi, possono rimanere spiazzati, non voglia dire che si impauriscono ma…

PAPERINO- No è cosa? (risate, battute)

PAPERINA- Non è semplice è c’è poco da ridere, sono spiazzata, tra chi blatera di provocazioni e chi si butta sulle lotte più astratte non riescono più a leggere bene la realtà che vivono. Guardate quello che è successo in Val Susa, per la lotta contro il TAV, ci si è interessata un ventagli sociale e politico vastissimo, dai sindaci ai cattolici, dai fascisti agli anarchici, li ha messi d’accordo una sola cosa… è bastato un candelotto esplosivo per farli gridare tutti allo scandalo (anarchici compresi)

ARCHIMEDE PITAGORICO- Secondo me il problema è opposto. Dobbiamo far vedere che facciamo sul serio, che non ci nascondiamo dietro cervellotici ragionamenti e non abbiamo problemi a passare all’attacco anche a rischio di giocarsi la vita!

PAPERINA- Che retorica del cazzo!

ARCHIMEDE PITAGORICO- Lasciami finire, il problema è un altro, abbiamo scrupoli non ci spingiamo mai oltre. Bisogna essere più efficaci, non lesinare con gli esplosivi e non aver paura di rischiare di far male ad una segretaria se l’obbiettivo è uccidere il padrone.

QUO- E’una questione di mezzi, bisogna usarne di più selettivi: pistole non esplosivo. Chiunque riesce a procurarsele, noi invece andiamo avanti a dinamite, diserbante e qualche manciata di polvere nera. Io parlo per il nostro gruppo, ne abbiamo già discusso, abbiamo deciso di procurarcele e iniziare ad usarle.

ARCHIMEDE PITAGORICO- Non è questo il problema, io so come fare a farvele avere, da parte mia mi sembra di essere l’unico qui ad agire anche individualmente, per quanto ne so è meglio la buona vecchia dinamite: riesco a gestire tranquillamente l’azione e i tempi di fuga e soprattutto ha un maggiore effetto, spaventa di più insomma. E poi, lo ripeto il rischio di venire presi è molti minore, non possiamo permetterci di cadere siamo pochi e quindi, non ridete, preziosi.

PAPERINA- Bah, a parte salvare i gioielli di famiglia…non credo che i rischi con l’esplosivo siano bassi. Noi non siamo degli esperti, continuo a dirlo, però pur usando tutte le precauzioni del caso, una volta per colpa di un circuito elettrico isolato male stavamo per saltare in aria…non sto scherzando io già quella volta mi ero ripromessa di mollare con le bombe e usare le pistole, non per uccidere però!

ARCHIMEDE PITAGORICO- Come cazzo le vuoi usare, come fionde?

PAPERINA- Colpire senza uccidere è chiaro! Non perché non mi farebbe piacere uccidere qualche porco, ma per il solito, vecchi discorso…Insomma la repressione si scatenerebbe in maniera indiscriminata…

ARCHIME PITAGORICO- La repressione è sempre indiscriminata e poi gli anarchici devono essere pronti a sostenerla, mi dispiace per le retate di compagni, ma è sempre stato così, soprattutto con i giornali, le casse di solidarietà e compagnia bella…

PAPERINA- Che vuoi dire? Meglio loro che noi!? Sei scemo, non ti rendi conto che si i giornali chiudono le realtà di movimento si disgregano è un danno per tutti!

PAPERINO- Si ma non è colpa nostra, se gli anarchici fanno bene il loro mestiere è chiaro che il sistema si difende, quelli che per primi finiscono in gabbia sono i migliori tra quanti lavorano alla luce del sole.

QUI- Ma che dite? Se si spara arrestano tutto il movimento? Cazzate… E poi quando i comunisti hanno sparato, non hanno fatto retate nell’intero movimento, mi sembra? Al limite sono stati linciati mediaticamente come relitti del passato!.

PAPERINA- Non parliamo di relitti del passato che è la critica buona per tutti i rivoluzionari anche per noi, da qualsiasi intellettualino di sinistra che così può dedicarsi all’uncinetto senza problemi di coscienza…

ARCHIME PITAGORICO- Fammi spiegare non è per cinismo che dicevo che la repressione è indiscriminata. Noi con le nostre esplosioni e tutti gli anarchici e ribelli sociali che praticano azioni contro il dominio, contribuiamo ad alzare il livello della repressione. Nello stesso momento chiunque in questo periodo sceglie di propagandare determinate idee con giornali, circoli, via internet, è consapevole di finir nell’occhio del ciclone, che a noi piaccia o meno!

PAPERINA- Si, io comunque per il futuro cercherò una progettualità diversificata, anche con nuovi compagni, azioni forse meno spettacolare che salire sul tetto del Duomo (Milano) ma più diffuse, più riproducibili, anche se la parola non mi piace. Più veloci in termini di progettazione ed esecuzione, per capirci piccoli ordigni incendiari a pioggia sul territorio, pentole piene di benzina e bombolette del gas, insomma il KIT base del fai da te del piccolo anarchico! (risate)

PAPERINO- Si, lo abbiamo deciso con gli altri compagni di Solidarietà Internazionale che hanno preferito non venire… Sia per fedeltà allo statuto (risate) e soprattutto perché almeno tra noi abbiamo deciso di non rischiare mai di circolare assieme in più di due o tre persone per evitare troppi danni, se le cose si mettono male! Dicevo, non condivido tutto quello che dice Paperina, soprattutto non capisco perché un morto saltato in aria sia meno portatore di repressione di un morto sparato… condivido e metteremo in pratica la scelta di ampliare e diversificare le azioni…

ARCHIMEDE PITAGORICO- Allora buona fortuna, ma guardate che pure morire abbrustoliti è possibile…

PIPPO- Cerchiamo di tornare ai punti base, piuttosto che alle teorie sulla morte migliore (sic.). Maggior eclatanza e forza hanno le azioni, maggior numero di oppressi ne avrà notizia. Il nostro referente non può essere il movimento, è un ambito troppo ridotto e poco significativo, l’obbiettivo è comunicare nella società nella maniera più ampia a tutti gli oppressi.

NONNA PAPERA- Ricordati però che è dal movimento, cioè da quei compagni che consapevolmente hanno scelto di combattere l’esistente, che provengono quelli che le azioni le portano a termine.

PIPPO- Non è detto, e sicuramente non è sempre così. Poi, che ne sai che i gruppi nati in questi anni non siano composti da oppressi che abbiano scelto di ribellarsi? E poi qual è, dove comincia la differenza? E’ un discorso chi mi piacerebbe approfondire, a rischio di essere banale, magari non ora, ma secondo me, noi viviamo in tempi magri parlare di “movimento” ora non ha senso.

QUI- Chiamalo come vuoi gente-movimento-società, non mi interessa, per me il problema – e li ha ragione Paperina a sollevarlo- è che siamo in pochi e con il tempo rischiamo di diventare degli specialisti, è un rischio da evitare!

QUO- Magari fossimo degli specialisti, con tutte ste bombe e bombette in questi anni siamo riusciti a fare solo un paio di sbirri feriti! Fanno di più allo stadio la domenica!

QUI- Non è questo il problema, questo genere di conti non torna mai. Il punto è l’idea che ci sta dietro, bisogna riuscire a portare in un periodo di pacificazione sociale la scintilla che incendi la prateria, come si diceva un tempo!

QUO- Sei un poeta! Ma mi sembra che ultimamente l’unica cosa che prende fuoco per iniziativa popolare sono i campi nomadi!

QUI- Non fare il nichilista di merda… Ste cose dei campi nomadi sono pilotate dai fascisti, si stanno coltivando un po’ di manovalanza di destra e fanno ste cose sotto gli occhi delle telecamere.

QUO- No, sei tu che ti sbagli: la destra sta facendo un lavoro serio, da anni, sia i fasci vecchia maniera che i leghisti, per creare un’opinione pubblica qualunquista, forcaiola e stanno pure bene attenti a pompare su temi come salute, ecologismo, ecc. che una volta non erano terreno loro.

QUI- Sarà che non mi capacito che i fasci si stiano ricostruendo la base sociale, mentre noi negli anni scorsi avevamo avuto crescita reale siamo di nuovi al palo… Ma vi ricordate il periodo del G8? A Genova molti di noi ci sono stati ed è stato un momento bellissimo, anche le azioni di Genova e Bologna che avevamo portato a termine in quei giorni avevano un ottimo riscontro.

ARCHIMEDE PITAGORICO- Qua torniamo alla forza delle azioni, se al posto della polvere pirica, nel pacco aperto dal carabiniere di S. Fruttuoso ci fosse stata dinamite, le cose sarebbero andate meglio.

QUI- Si la febbre degli sbirri da alta sarebbe altissima, ma per farla altissima sarebbe stato meglio scendere in piazza non solo con la benzina ma con le pistole, i meccanismi di recupero fatti poi sarebbero stati più difficili.

ARCHIMEDE PITAGORICO- Ci serva da lezione la prossima volta

QUI- Comunque anche l’attacco successivo alla questura di Genova, quello fallito per un pelo, ha dato buoni risultati! Il movimento ara ancora colpito nel vivo dalle porcate della repressione, nel sociale la reattività era buona. Io personalmente ho sentito entusiasmo anche da quelli che ultimamente non fanno altro che criticare e fare distinguo su quel che succede.

QUO- Guarda che anche allora è andata così: tutti contenti per la bomba sotto il culo dei questurini poi è arrivata la rivendicazione e giù con i soliti distinguo… la paura di ritorsioni sbirresche sul movimento viene cervelloticamente mascherata da rifiuto ideologico delle rivendicazioni, perché l’azione non rivendicata è riproducibile, frutto del mare del sociale ribelle mentre quella con la firma è di un’avanguardia…ma questi sono solo giochi di parole..

PIPPO- Si ma tranquillo che non è per tutti così! In questi anni sono nati almeno sei nuovi gruppi, molte cose sono state fatte, il messaggio è passato per non parlare di tutte le azioni non rivendicate o diversamente rivendicate che continuano a succedere.

PAPERINA- Tra l’altro anche i comunisti si stanno muovendo negli ultimi mesi, ho letto di diverse azioni, una a Livorno una a Milano mi pare.

QUO. Paperina, anche io ho momenti di pessimismo, come tutti ma l’alternativa mi piace ancora meno… Non ho voglia di richiudermi in qualche circoletto frequentato da cervelli impolverati, non voglio più partecipare a manifestazioni che sembrano cortei funebri di un idea precocemente spirata, non voglio diventare l’assistente sociale degli oppressi, ne il gestore di un bar alternativo, visto che anch’io sono un oppresso, non mi resta che agire…è semplice.

QUI- Sai che è quello che stiamo continuando a fare, ma sai anche che non sempre nei luoghi, fra virgolette ufficiali di movimento si parla male di quello che facciamo.

QUO- Non mi interessano gli spettatori più o meno soddisfatti, e poi almeno io conosco quali ambienti fasulli siano alcuni di questi in realtà, dove si fanno i benefit per i carcerati (o meglio per gli avvocati dei carcerati) per poi demonizzare qualsiasi forma di azione reale che rompe gli schemi preordinati…

PIPPO- Prima di sputare sentenze pensa al positivo, la crescita anche se minima c’è stata. Almeno all’inizio sui giornali, su internet, nelle varie realtà di movimento un grosso dibattito si è aperto sul velleitarismo o meno della nostra lotta, non sempre le vecchie cariatidi sono riuscite ad impedire ai compagni più giovani di farsi qualche domanda, e non ti dimenticare che proprio tra i più giovani molti si sono avvicinati grazie all’onda lunga del G8, e a Genova le pratiche messe in atto non erano certo da pacifisti o da FAI–formali.

ARCHIMEDE PITAGORICO- Mi sembra impossibile che da organizzazioni di quel tipo, anche per caso possa uscire fuori qualcosa di vitale. Guardate che anche a livello di rapporti di base quello che stiamo vivendo tra noi è impensabile per chi vivacchia utilizzando l’anarchismo come un hobby e circoli ed occupazioni come un dopolavoro. Rischiare la libertà per le proprie azioni ti dona una profondità e naturalezza nell’agire “politico” che un qualsiasi militante della FAI ufficiale o scribacchino si sogna.

PIPPO- Ti chiudo qui questo momento lirico su anime e corpi liberati su cui tra l’altro sono d’accordo (applausi) per farvi notare alcune falle del sistema… La prima è che le campagne proposte al di fuori dei 4 gruppi fondatori non sono mai state appoggiate dagli stessi. Per esempio FAI/Rivolta Animale non ha avuto risposta alcuna, per quanto ne so io e neppure il gruppo FAI/Cellule Metropolitane, con i suoi attacchi alle agenzie interinali a Milano, anche se ha agito contemporaneamente con FAI/Solidarietà Internazionale con l’attacco al carcere.

PAPERINA- E’ stata una coincidenza -piacevole di sicuro- ma non ne sapevamo nulla.

PAPERINO- Un problema è sempre quello della comunicazioni, la notizia dell’attacco animalista noi l’abbiamo avuta in ritardo, i massmedia a livello nazionale non ne hanno parlato o ci è sfuggita subito, quando l’abbiamo saputo eravamo già impegnati su altro.

PAPERINA- Sicuramente l’informazione e la comunicazione sono i nostri punti deboli, ma questa apparente disgregazione è anche la nostra forza, il nostro punto di imprevedibilità. Se neppure noi a parte i pochi qui, ci conosciamo tutti e tanto meno riusciamo a capire la forza numerica e la collocazione dei vari gruppi e quello che bolle in pentola, figuratevi la repressione.

QUI- I massmedia possono censurarci, ma dal momento che lo stanno facendo è una vittoria per noi, dimostriamo che la loro libertà d’informazione, e sto parlando anche di certi canali alternativi è andata a farsi sfottere…

PIPPO- Ciò non toglie che se non fanno passare le rivendicazioni e se distorcono l’entità delle azioni possono crearci grossi problemi, l’informazione non la possono garantire i giornali di movimento o almeno non solo loro, altre alla repressione che gli si carica addosso hanno comunque una diffusione limitata. Con internet va un po’ meglio ma anche i siti di movimento non è che vengano visti da milioni di persone…

ARCHIMEDE PITAGORICO- Bisogna continuare ad insistere sulla spettacolarità sulla visibilità massima… Se i fuochi d’artificio sono potenti li vedono e sentono tutti, il gioco è fatto! Basta far capire che non sono poi così complicati da costruire!

PAPERINA- Intanto io continuo a pensare ai meccanismi della repressione, magari in scala più diffusa vorrei fare una campagna in solidarietà agli arrestati anarchici, di quelle classiche per intenderci…

ARCHIMEDE PITAGORICO- Di questo e dei particolari tecnici che volevo socializzare ne parliamo dopo ora vorrei fare un’ultima osservazione, ognuno per conto sui e Solidarietà Internazionale con la sua scelta di rendere più capillare la loro azione, io con i miei fuochi d’artificio, QUI QUO QUA con quello che riusciranno a trovare mi sembra che l’indicazione sia quella di continuare, qualcuno di noi ha parlato di meno, magari aggiungerà delle correzioni, per stanotte mi sembra che basti, a domani, ora BRINDIAMO ALLA RIVOLTA E ALL’ANARCHIA!!!!

fonte: http://switzerland.indymedia.org/fr/2007/03/47803.shtml

 

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Culmine – Kurt Gustav Wilckens

tratto da Culmine, n° 1, 1925

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AZIONE RIVOLUZIONARIA – Cronologia

cronologia tratta da “Pagine in Rivolta“, n. 6, febbraio 1998

* 1977 – Roma – Attacco alla sede delle Edizioni Paoline.

* 3 febbraio 1977 – La Spezia – Ordigno esplosivo contro il negozio Luisa Spagnoli, ditta d’abbigliamento che utilizza il lavoro delle detenute.

* 30 marzo 1977 – Pisa – Ferito alle gambe, rimarrà paralizzato, Alberto Mammoli, medico del carcere di Pisa, uno dei responsabili della morte dell’anarchico Franco Serantini (come A.R. ricorda nella rivendicazione).

* 30 aprile 1977 – Milano – Esplosioni presso la sede dell’ufficio di collocamento e presso un autosalone Opel.

* 1 maggio 1977 – Torino – 3 ordigni esplosivi presso una centrale Sip, un ufficio di collocamento e alla Michelin. A.R. rivendica dichiarandosi “per l’abolizione del lavoro salariato“.

* 17 luglio 1977 – Firenze e Livorno – Due attacchi contro le nuove carceri in costruzione.

* 2 agosto 1977 – Ciriè (TO) – Attacco contro la sede dell’IPCA.

* 17 settembre 1977 – Torino – Ordigno esplosivo contro la sede de La Stampa.

* 18 settembre 1977 – Torino – Ferito il giornalista de l’Unità Nino Ferrero. Le due azioni vengono rivendicate con un documento che fa riferimento alle “tecniche di manipolazione finalizzate al consenso” messe in atto dai mass-media e ricordando che i due compagni Attilio Di Napoli e Aldo Marin Pinones, calunniati dalla stampa, morti a Torino mentre stavano preparando un’azione.

* 21 settembre 1977 – Torino – Ordigno esplosivo al Palasport.

* 23/25 settembre 1977 – Bologna – Durante il convegno sulla repressione viene diffuso un volantino a firma A.R. dove vengono spiegate le azioni di Torino “in pratica non abbiamo fatto che realizzare quello che tanti compagni teorizzano“, criticando la posizione delatoria di Lotta Continua che ha definito tali azioni “fasciste”. Sottolineando pure di non “essere ‘un partito militare’ avulso dalle lotte reali di massa” e rigettando il tentativo di far passare A.R. per “un’altra versione dei partiti combattenti” dell’epoca.

* 28 settembre 1977 – Milano – Un’interruzione parziale delle comunicazioni urbane permette la diffusione di un falso volantino delle confederazioni sindacali (CGIL, CISL e UIL) per convocare una giornata di lotta “contro la tortura, le carceri speciali e la svolta reazionaria che si vuole imporre al movimento sindacale“.

* gennaio 1978 – “Azione Rivoluzionaria è stato definito un ‘gruppo anarchico’, con gran dispiacere, pare, delle cariatidi ufficiali che pretendono il monopolio del termine. Ciò che ha spinto a riunirci è invero un’affinità nelle nostre rispettive esperienze culturali che si può definire anarco-comunista” […], “A quanti arricciano il naso (e sono molti nel movimento anarchico) di fronte alla costruzione di un gruppo clandestino, noi rispondiamo che i pericoli di centralizzazione, burocratizzazione e alienazione storicamente si sono rilevati più consistenti nelle organizzazioni ‘legali’, dove addirittura questi pericoli sono divenuti una solida realtà. A quanti coltivano ancora illusioni non violente, se le nostre argomentazioni non sono state sufficienti, chiarezza sempre maggiore verrà dallo Stato e dal suo apparato terroristico. Per quanto ancora in formazione le nostre idee organizzative tendono verso un modello noto nel movimento rivoluzionario, sperimentato in Spagna negli anni ’30 e adombrato nei ‘collettivi’, nelle ‘comuni’ dei radicali americani: pensiamo ai gruppi di affinità dove i legami tradizionali sono rimpiazzati da rapporti profondamente simpatetici, contraddistinti dal massimo di intimità, conoscenza, fiducia reciproca fra i loro membri.” […] “Il gruppo di affinità tende da un parte ad eliminare fra i compagni rapporti di pura efficienza, dall’altro ad attenuare la divisione schizofrenica fra privato e collettivo, una divisione che è alla base oltre che delle continue incertezze e degli abbandoni, anche dell’opportunismo e della non trasparenza nel rapporto fra i compagni.

* 24 febbraio 1978 – Milano – Ordigno esplosivo agli uffici amministrativi del Corriere della Sera.

* 23/26 marzo 1978 – Carrara – Durante il terzo congresso dell’Internazionale delle Federazioni Anarchiche viene distribuito un volantino intitolato “Che fare?“.

* 6 aprile 1978 – Roma – Attacchi a due autosaloni e alla sede del Banco di Roma.

* 18/19 giugno 1978 – Aosta – Attacco alla sede della D.C.

* 23 luglio 1978 – Torino – Attacco all’IBM..

* 29 luglio 1978 – Aosta – Attacco alla sede regionale della Gazzetta del popolo.

* Estate 1978 – Esce il documento “Appunti per una discussione interna ed esterna“.

* 4 ottobre 1979 – Torino – Durante uno dei processi ad A.R. i compagni ricordano con un documento Salvatore Cinieri, compagno di A.R. ucciso il 27 settembre 1979 alle Nuove di Torino.

* 1980 – Livorno – Durante uno dei processi ad A.R. alcuni degli imputati presentano un documento di autoscioglimento di A.R.

 

 

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Bruno Filippi (1900 – 1919)

Il 7 settembre 1919 a Palazzo Marino (Milano), Bruno Filippi muore dilaniato dallo scoppio di un ordigno esploso accidentalmente prima del tempo. Sua intenzione era farlo esplodere presso il ristorante Biffi, luogo di ritrovo della Milano bene.

«Cani che leccate la mano di chi vi batte! Ed è per voi, proprio per voi che io dovrei insorgere?

(…)

Carogne imputridite nella rassegnazione

(…)

Neanche una sigaretta per voi. Io non voglio unirmi alla corte dei cortigiani del proletariato, che essi scusano, incensano, ornano di lauri. Lamentatevi della guerra, mentre siete voi i suoi autori e i continuatori perché la sopportate» (Arte libera di uno spirito libero).

«Non compiango i soldati che morirono per causa tua. La massa brutta, che si lascia trascinare al macello senza un moto di ribellione, che si lascia scannare così, senza un perché, che abbandona tutto ciò che ha di più caro, al semplice ordine di un foglio affisso ad una cantonata, è troppo vile: merita la morte, merita il coltello del boia. E tu povera Mata eri bella!» (In difesa di Mata Hari)

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SEVERINO DI GIOVANNI – Volantino lanciato nel teatro Colón (Buenos Aires, 1925)

Buenos Aires, 6 giugno 1925 – Volantino lanciato dagli anarchici dal loggione del teatro Colón

… Santificatori della monarchia Sabauda avete dimenticato che proprio sotto il regno di Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e volontà… di pochi Re d’Italia; sorse, si alimentò nel sangue, quell’accozzaglia di briganti che si chiamano i FASCISTI… con tutti i suoi Dumini, i Filippelli, i Rossi, i De Vecchi, i Regazzi, i Farinacci… e che trova in Benito Mussolini la più precisa e perfetta raffigurazione di tutte le infamie…

Glorificatori della Monarchia appuntellata dal pugnale dei Dumini scrivete nella storia della Casa Savoia questo nome glorioso:

Matteotti!

Ricordate i 700 assassinati nel 1898 dai cannoni di Umberto il Buono. W la mano di Bresci!...

 

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AZIONE RIVOLUZIONARIA – volantino distribuito a Carrara, 1978

Testo del volantino distribuito a Carrara nel corso del terzo congresso delle Federazioni Anarchiche tenutosi nei giorni 23-26 marzo 1978

Che fare?

Lanciamo un appello a tutti quei compagni anarchici, convenuti a questo ennesimo congresso, non ancora scientizzati e invecchiati anzitempo dal continuo e faticoso compito di calcare le scene, chi in veste di attore, chi di spettatore delle rappresentazioni assembleari e congressuali e a quei compagni che non abbiano già devoluto tutto il loro spirito e le loro energie rivoluzionarie ad una pratica che fa dell’attesa e della difesa le sue principali prerogative. E’ appunto qui a Carrara, così come a Venezia (al convegno sulla tenocrazia), che si vogliono rinverdire i vecchi rami della confusione, dell’incapacità e della staticità del movimento. Si vorrà vedere con chiarezza, si vorrà comprendere con vero ardore. Ma purtroppo conoscendo la ormai triste storia di questi convegni (utili solo come prova a suonatori di trombone), siamo sicuri che appena balenerà nella mente di tutti i compagni la sicurezza di aver chiarito o confermato il proprio “che fare”, la realtà sarà già nuovamente mutata così tante volte per cui la ostinata sicurezza e convinzione si troverà di fronte come barriera in muro insormontabile. E allora i compagni ricadranno nella confusione, nella svogliatezza e nella delusione, o ancor peggio altri si ostineranno nei loro quadrati mentali e sentiremo, o meglio dire sentiamo, parlare di sindacato, di anarcosindacalismo: quadrato mentale ben vecchio per la società e la realtà di oggi e forse, pensandoci un po’, neanche tanto rivoluzionario per quella di ieri (ma come… e la Spagna? Oh, sì! La Spagna… ma senza la F.A.I.?!?). Oppure ancora, di lotta di classe, di organizzazione di massa; quadrato mentale ancora più putrido e decrepito del precedente, … lo chiameremo in patologia medica: “fagocitosi marxista in incosciente stato di degenere involuzione”. Compagni, cerchiamo una buona volta di rinnovarci, di essere al passo con i tempi, o meglio di prevenire i tempi. Come si può sperare di essere incisivi se i metodi di intervento, per lo più di spicciola propaganda teorica sono ormai tanto vecchi e consumati che riducono gli anarchici ad un sterile ed improduttivo movimento d’opinione, capace di mobilitarsi o su un terreno difensivo allorquando il potere lancia le sue frecciate repressive, (inutile ricordare nei suoi particolari il caso Valpreda o, peggio, il caso Marini con i suoi: “Difendersi dai fascisti non è reato, compagno Marini sarai liberato!”), oppure come “codazzo”, nemmeno alternativo, di quella burrascosa ed oscena politica dei vari ex-extra-parlamentari. Compagni, lasciamo la politica degli slogan, degli schemi, dei dati di fatto di cento anni fa: cerchiamo di essere propositivi. E’ un invito che rivolgiamo anche a quei compagni che accusano la nostra strategia di essere suicida. Come si può vedere il suicidio della lotta armata, quando un sempre maggior numero di compagni, lavoratori, disoccupati e sottoproletari, si ribella con le armi alla crudeltà del potere? E’ forse suicidio l’aver abbandonato una pratica senza strategia e tattica dei gruppi anarchici tradizionali, che non sanno come muoversi, disorientati dall’evolversi degli avvenimenti, per riabbracciare la cosiddetta “propaganda dei fatti” come esempio per generalizzare l’azione diretta? E’ forse suicida l’aver individuato nella lotta antinucleare, non solo una forma di battaglia in un settore specifico, magari con tinteggiature ecologiche, ma una precisa lotta contro il potere? Ed è ancora suicidio destabilizzare lo Stato in tutte le sue forme centrali o periferiche, ridicolizzandolo, mettendolo in crisi e spingendolo a mostrare il suo vero volto, fatto di coercizione e di violenza? ma prima che qualche tromba solista ormai consueta fanfari: “Ma chi sono costoro: F.A.I., G.I.A. o G.A.F.”, ci presentiamo: noi siamo anarchici, l’abbiamo già detto, la nostra è una organizzazione rivoluzionaria in cui i veri gruppi si sono riuniti a livello locale, o dall’incontro di varie vicende personali, sulla base di un’affinità tra le varie esperienze e concezioni dei compagni. Gruppi di affinità che mantengono la loro autonomia e libertà d’azione e in cui i rapporti tra compagni non sono di pura efficienza bensì caratterizzati da un massimo di conoscenza, intimità e fiducia reciproca. Quello che vogliamo è portare una critica distruttiva dello Stato, attraverso l’uso della violenza rivoluzionaria, la lotta armata, la propaganda del fatto. Vogliamo accelerare i tempi e allargare il fronte interno dello scontro per arrivare a una destabilizzazione dello Stato. Crediamo che la presenza critica costruttiva, utopistica non sia una condizione sufficiente, anche se necessaria, se parallelamente ad essa non si sviluppa una presenza critica negativa, distruttiva dei processi in corso. La critica delle armi è oggi l’unica forza che può rendere credibile qualsiasi progetto.

Creare organizzare 10 100 1000 nuclei armati!

 

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AZIONE RIVOLUZIONARIA – Comunicato del nucleo armato “Rico e Attilio”

Comunicato relativo all’attacco contro “La Stampa” di Torino e il giornalista de “l’Unità” Ferrero – 1977

Tra il 17 e il 18 settembre 1977, il nucleo armato di AR “Rico e Attilio” ha proceduto a colpire la sede della “Stampa” di Torino e il cronista de “l’Unità”Nino Ferrero. Presso la sede del giornale di Agnelli è stato deposto un ordigno che si proponeva di provocare gravi danni alle strutture, senza tuttavia mettere a repentaglio l’incolumità delle persone; il giornalista de “l’Unità” è stato azzoppato. Con questi due interventi armati Azione Rivoluzionaria ha inteso sanzionare precise responsabilità collettive e personali in ordine alla gestione delle notizie relative alla morte dei nostri compagni Aldo Marin Pinones “Rico” e Attilio Di Napoli, caduti mentre a propria volta si accingevano a colpire la sede del giornale della Fiat, nel quadro di un’azione complessiva purtroppo tragicamente interrottasi. All’unisono, polizia e consigli di fabbrica strillano contro questo “attentato alla libera stampa” coprendo ancora una volta con un velo di menzogna la realtà delle cose, non la libertà di stampa e di comunicazione abbiamo inteso di colpire, ma la spudorata campagna di bugie e di calunnie portata avanti dai pennivendoli del regime verso il crescente movimento di opposizione proletario, coscienti che alle “armi della critica” è venuto il momento di sostituire la “critica delle armi”. La funzione delle comunicazioni di massa per il mantenimento dell’equilibrio sociale esistente e per l’estorsione del consenso è fondamentale per il regime; l’intreccio tra centri di potere economico, politico e poliziesco e diffusione di notizie sempre più fitto; ogni spazio di informazione alternativa viene precluso per la semplice ragione che le comunicazioni assumono forma racktistica e oligopolica: in questo assetto la stampa sedicente comunista svolge un compito fondamentale di “garanzia a sinistra”. la libertà che noi abbiamo colpito non è la libertà dei padroni e dei burocrati, la cui legittimazione ideologica viene dall’uso quotidiano di tecniche di manipolazione finalizzate al consenso, attraverso grandi mezzi di un “arco (costituzionale)” che comprende tanto “La Stampa” quanto “l’Unità”, il giornale di Agnelli e quello del pci. Con questi interventi armati abbiamo inteso e intendiamo ribadire con forza la verità sui nostri compagni “Rico” e Attilio, spazzare via le rozze calunnie sparse, troppo facilmente, sul loro conto. Rico fu combattente per la libertà e il comunismo nel suo paese di origine: il Cile. Si batte con tutte le forze contro il regime dei colonnelli di Pinochet, pagando di persona e duramente. Fuori del suo paese non si lasciò gabbare da vane parole di sostegno impotente e impugnò ancora una volta le armi, consapevole che la lotta proletaria non conosce confini nazionali. Rico lottò in altri paesi del Sud America e rifiutò l’impostura del “potere socialista” alla cubana. Combatté in Italia contro il regime democristiano e del compromesso storico, portando a compimento numerose azioni rivoluzionarie, tra le quali per citarne solo alcune che in questo momento ci conviene indicare -la distruzione delle nuove carceri di Firenze e di Livorno e l’esplosione contro l’Ipca di Cirié, azioni di grande rilievo, eppure taciute o minimizzate o calunniate o ridicolizzate dalla libera “La Stampa” di Torino. Attilio fu un compagno generosissimo, seppure giovanissimo, capace di scegliere e di volere nel magma di un mondo corroso e mendace, fatto di continui compromessi tra declamazioni dottrinarie e impegno reale, cosciente di dover superare la dicotomia tra pensiero e azione, pronto a tutto con il sicuro istinto dei giovani proletari convinto di non aver nulla da perdere ma tutto da guadagnare. Attilio partecipò a diverse azioni distinguendosi per coraggio e consapevolezza rivoluzionaria. “Rico” e Attilio sono caduti per un errore tecnico, forse imputabile alla loro brama di agire ed al fatto di avere dovuto contare all’improvviso solo sulle proprie forze. Per Azione Rivoluzionaria e per il movimento di lotta armata la loro morte è senz’altro motivo di riflessione critica, oltre che di dolore, ma non di abbandono: chi sceglie l’unica via oggi praticabile nella lotta per una società di liberi e uguali, la via armata sa in anticipo di correre rischi, sa di poter pagare con la propria vita la lotta per la vita. Ma i rivoluzionari non permetteranno mai a sciacalli della risma di Ferrero e altri pennivendoli del regime di insozzare la loro memoria, di divulgare, sotto protezione dei loro “grandi e liberi” giornali con le argomentazioni sociologiche più trite, le calunnie più infami. “Rico”e Attilio vivono nella memoria di tutti i rivoluzionari. Altre mani si protendono a raccogliere le armi loro cadute in battaglia. I loro calunniatori appaiono solo per quel che sono; vili canaglie al soldo dei servizi di sicurezza.

Costruire il movimento di lotta armata per il comunismo e la libertà

Azione Rivoluzionaria contro il governo Berlingottiano

Distruggere i lager di annientamento dei proletari

Viva Chile combattente

Viva l’internazionalismo proletario

Onore ai compagni caduti nella lotta

Raccogliamo l’esempio di Mara, di Luca, di Sergio, di Annamaria, di Antonio, di Rico, di Attilio.

 

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Severino Di Giovanni – Stille e stili …Urlìo notturno

Stille e stili…

Urlìo notturno

 

Finita la festa di luce, quel crepuscolo ebbro di rosso se ne andava lontano nelle profonde voragini del suo impero.

Il sole folle.

Se ne andava, lontano, lontano.

E con esso la festa che mi aveva riscaldato di entusiasmi e di promesse.

E nell’ebbrezza del suo rosso, gli mandai il mio ultimo addio con lo sguardo, mentre con trionfi ingressava nell’ampia voragine di fuoco.

* * *

Se n’è andato!

Oh voracità non mai sazia di nostalgia!

Oh disperazione infinita di tanta munificenza sfuggita!

Oh strazio immenso di amore che stringi in attimi e ad attimi lasci!

Lasci bramosi di te, ardenti nel desiderio del tuo soggiorno fugace.

E così insoddisfatto e assetato mi abbandoni nella sera con il solo ricordo dell’aria infuocata che soffoca col profumo opprimente.

Ma anche il tuo profumo lentamente svanisce, mentre profondo e maestoso viene la notte. E sento con la sua venuta al luccichìo d’un infinito stuolo di lucciole fosforee, mille canti che giungono al mio orecchio come mille urli. E si accentuano, sibilano, storniscono, sbattono crepitando in urli maggiori e in musica notturna.

Urlìo notturno e per la mia nostalgia vorace e disperata l’eterna musica notturna.

Musica notturna!

Pianto del creato e riso scrosciante di venti gementi!

Oh quanta febbre arde nel tuo immenso oscuro!

Oh quanta gioia fai godere nel tuo dolore di silenzi!

Oh musica notturna!

Urlìo delle tenebre!

* * *

Al calore soffocante della festa solare della mia gioventù di illusioni, a questa

notte succeduta fra il fresco dell’aria mossa e la rugiada che imperlava di umide goccioline l’erba, mi dava il sollievo ristoratore e con slancio cantai la mia canzone.

Canzone libera, che univasi alla musica degli urli delle tenebre.

Cantai:

Oh notte di misteri, di consolazioni e di silenzio che mi pesi dentro del mio spirito.

Il tuo pesore, come un corpo di bella fanciulla, che si afferma, s’immedesima e lascia un’infinita dimenticanza.

E il mio spirito di te sente il dolore che poi mi trapassa nelle carni.

E pesa.

Come corpo di bella fanciulla.

E mi dai voluttuosamente il possesso di te.

Oh notte di misteri!

Oh notte di silenzi, senza la luna pallida e luci di stelle.

Ma solo.

Oh mia notte, oscura, solo, senza chiari e nel tuo possesso mi dai dolcezze e tormenti.

Con momenti di desideri lievi come un’aureola!

* * *

E con la mia canzone cantavano anch’essi i segreti e misteriosi cantori della notte!

E la loro canzone era l’eco di un coro melodioso che invogliava maggiormente, il mio canto.

Coro di urli, battiti e crepiti di rami schiantati e scrosciati dal vento, artefice del canto eterno, che mestamente nel dolore mi erano compagni.

Cantiamo ancora e mescoliamo le mie lagrime di contento, alle vostre linfe succose di dolore che ormai la vasta notte è nostra, come nostro è il velo nero che adorna le nostre bare aspettanti la lieta resurrezione.

Resurrezione di vita!

Lieti di così immenso possesso il nostro tormentoso dolore si tramutava celere in dolcezze infinite.

* * *

E il possesso grandioso della notte che tramutava il tormento in dolcezza, mi cancellava la nostalgia che ruggiva nel petto e spegneva la sete della disperazione.

Alle forze arcane di cori eterni, rimasi ad essi come alla notte, e mi esultai con essi, amando le tenebrose compagne che mi donavano il vigore di nuove conquiste.

Esultante, scordai tutto e quando il sole volle riprendermi col suo albeggiare d’oro mi dispersi nel grembo interminabile del novello sogno conquistato e non volli più vedere le sue danze di raggi e di luci.

 

NIVANGIO DONISVERE

(Anagramma di Severino Di Giovanni)

 

da Culmine, anno 1, numero 1, 1 agosto 1925

 

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