Falange di tisici cronici più moralmente che fisicamente, microcefali, zoppi, gobbi, ciechi, visi orrendi, scolpiti dal vizio, dalla sifilide, dall’alcool.
Bocche sdentate, gialle, bavose, a che vomitate contro me orrendi improperi?
Tutto l’odio che vi gorgoglia nella strozza, che vi fa colare due rivoletti di bava agli angoli della bocca, non mi smuove dalla mia indifferenza.
Scuotete pur le pugna avvezze a rivoltar letame! E voi donne insultatemi pure, voi nel cui grembo si perpetua il dolore umano. Siete tutti vili, vili! Esseri spregievoli, degni della frusta! Rettili striscianti in cerca di uno sporco tozzo di pane, cani che leccate la mano di chi vi batte! Ed è per voi, proprio per voi che dovrei insorgere?
Per voi, per i vostri figli e le vostre madri?
Carogne imputridite nella rassegnazione, mummie tarlate di una società in decadenza, voi vi ingannate. Io non darò la più piccola goccia di sangue per la vostra causa, non sacrificherò neanche una sigaretta per voi.
Continuate nella vostra discesa nel fango. Man mano che voi scenderete, io salirò. Io godrò nel vedere la degenerazione che si fa strada entro voi, godo, godo….
Giorno per giorno la fronte vi diviene sfuggente, la bocca patibolare. Giorno per giorno le stimmate della putrefazione avanzata si scorgono sotto la pelle giallastra.
E io rido, rido!…
Che gioia assistere allo sfacelo di un mondo, vedere dovunque sangue, cadaveri, putredine!
Mentre e borghesia e popolo s’ingannano a vicenda e a vicenda si sgozzano.
Io assisto esilarato per tutto questo affannarsi senza scopo.
Là un Kaiser, qui un Wilson ecc…., e dappertutto popoli che si lamentano e non insorgono.
Nel fango, rettili!
Io non voglio unirmi alla coorte dei cortigiani del proletariato, che essi scusano, incensano, ornano di lauri. No, o egregi parolai, la vostra verve non maschera nulla. Il popolo è sempre lì, idiota, vigliacco, rassegnato. Ed io che mi sento superiore, voglio esserlo, e la mia sarà una superiorità che pagheranno e borghesia e proletariato. Languite nella fame, negli stenti, vegetate, bestialmente fecondando uteri in un pullulare di rampolli cenciosi, sudici, scrofolosi, rachitici.
Forza! Alzate in coro il vostro lamento vigliacco! Dite che avete fame. Stendete la mano di fronte alla vetrina colma di gioielli. Fate, fate! Lamentatevi della guerra, mentre siete voi i suoi autori e i continuatori perchè la sopportate! Ma io fuggo il vostro putridume che vorrebbe insozzarmi. Superbamente solo, rompo le catene che mi avvincono a voi, e mi separo dal gregge dei cani rognosi sommessi al pastore. Solo vagherò per il mondo portando ovunque il mio odio e il mio disprezzo. Solo nella lotta. Solo nella vittoria, e solo nella sconfitta. Le mie idee saranno il veleno che deve finire per intossicarvi e voi tremerete davanti a me come davanti al Re, al supremo!…
E intanto rido alla vostra ridda grottesca e sanguinosa, rido tanto che non vedo più nessuno e mi pare che l’umanità sia una immensa piaga cancrenosa che continuamente sgorga marciume denso e puzzolente. E questa piaga si muove, si agita, si copre di croste che poi scompaiono per poi dar posto a un altro sgorgo di materia puzzolente….
E io rido, rido!…
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