Azione Rivoluzionaria – ALDO MARÍN PIÑONES

Note biografiche

Aldo Marín Piñones nasce a Vallenar, in Cile, il 27 febbraio 1953

– lavora come operaio in una fabbrica cilena

– viene arrestato dalla polizia di Pinochet e conosce il carcere cileno

– quando esce si trasferisce a Cuba

– arriva in Italia, a Roma, nel marzo 1976, in possesso di un documento di identità per profughi

– lavora come autista

– si trasferisce a Torino, nell’ottobre 1976, dove lavora saltuariamente come manovale nei cantieri edili

– milita in Azione Rivoluzionaria

– muore per lo scoppio accidentale di un ordigno che stava preparando, a Torino, il 4 agosto 1977, insieme ad Attilio Di Napoli

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Testimonianze al Progetto memoria

Riccardo D’Este, Testimonianza al Progetto memoria, Torino 1995.

“Per un certo periodo ho convissuto con Rico, non nella clandestinità, ma nelle lotte sociali della seconda metà degli anni settanta. Avevamo deciso di chiamarlo “Perù” come soprannome perché non si voleva far capire che era un rifugiato cileno. Da giovanissimo era stato un dirigente socialista in Cile. Dopo l’avvento di Pinochet, la repressione, il carcere, era andato a Cuba: scuole di guerra, addestramento alle armi, insegnamento delle forme di guerriglia. Rico, come altri suoi compagni, inizialmente ne era entusiasta. L’ipotesi era di apprendere delle tecniche per poter poi iniziare una lotta armata contro il governo fascista, in Cile.

Però, l’ideologia autoritaria Castrista pose lui e altri due suoi compagni nella necessità di fuggire da quella sorta di scuola-quadri militari che vivevano a Cuba.

Scelsero l’Italia in quanto la ritenevano, in Europa, il laboratorio più avanzato per quella rivoluzione sociale che desideravano.

Tutti e tre trovarono la maggior convergenza con le tesi comuniste libertarie. Gli altri due finirono in carcere come militanti di Azione Rivoluzionaria.

Rico ne morì.

Se c’era un difetto che si può dire di “Perù”, è che era convinto di avere delle conoscenze militari che, effettivamente, esistevano, ma che in sostanza erano minori di quanto lui presumesse. Caricando e scaricando una pistola, una volta gli sfuggì un colpo che fortunatamente finì sul soffitto.

Era assai capace, ma talora, per lanciare il cuore oltre l’ostacolo, chiedeva da sé più di quanto era possibile.

Per questo è morto saltato insieme con la sua bomba, con Attilio Di Napoli, cognato di Cinieri. Un piccolo ma fatale errore.

“Perù” era un uomo allegrissimo, divertito e divertente. Quando vivevamo assieme faceva ottimamente da mangiare, non si limitava nel bere e sino all’alba si discuteva di passioni: Amori, rivoluzioni, Cile, Italia”.

fonte: Progetto memoria – Sguardi ritrovati, ed. Sensibili alle foglie, Roma 1995

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